Tuesday, April 13, 2010

Ultralight Biplane Plans

"Sparrow late," Marcella Charter


Passero tardivo è una delle liriche che compongono la raccolta di poesie di M. Carta Vespro di primavera (Il filo, Rome, 2007).
The Author's value has already been recognized and awarded the Grand Special Jury Prize at the International Literary Prize 2008 City of La Spezia.
The prestigious award came for the poem Landing failure (AIPS, Cagliari, 2005): a rare example, in the panorama of Italian poetry, of fantastoria in verse. A
fantastoria that could become very real as if Marcella imagine, during the US-USSR missile crisis in Cuba, nuclear war had broken out. But de Landing speak again.
Today we talk about the late Sparrow, which consists of only 17 verses: eppure in essi Marcella ha saputo raccontare tutta una storia. Nella prima strofa ecco un passero che. “ M’ha detto in fretta/ - cose di giornata/ - non i garbugli eterni -.”
Trovo questo esordio estremamente visivo; come diceva infatti Socrate nel Fedone: “Un poeta, per essere veramente tale, deve scrivere per immagini e non per deduzioni logiche.”
Ora, M. presenta il passero come se fosse una sorta di giornalista dei cieli, un cronista che buca non il video ma le nuvole… col suo volo. E questo passero rifiuta discorsi troppo distanti dalla sua rotta.
La poesia prosegue col simpatico pennuto che va a battere il becco “ contro il vetro ” di una finestra, In the awakening so. by his " torpor."
But people like me who has the pleasure of knowing Marc, he knows that he hates the "numbness" is in fact a woman troubled by intelligence and knows how to pronounce judgments sharp, particularly against injustice el ' dullness.
At the same time, the poet has the ability to alienation, without which (for me) it is difficult to create poetry.
The opera ends with the "little wings " the sparrow " have veered in the air" and this " have willingly broken / no pain / compartment of my sun." In
Passero tardivo mi hanno colpito i versi: brevissimi, anzi spezzati … come le sensazioni che ci attraversano la mente nel dormiveglia e le immagini, che M. evoca con pochi ma ben dosati tocchi di penna.
E la semplicità della poesia, una semplicità però solo apparente. Infatti, considero caratteristica del vero poeta saper creare anche partendo da elementi lontani da grandi visioni, “eroismi” ecc. In effetti, che cosa c’è di più comune di un passero?
Esplorando ora ambiti diversi dalla poesia, leggiamo in Luca, 12,7 : “Non temete, voi valete più di molti passeri.” Eppure anche quello racchiude un forte valore simbolico; quando Abelardo si rifugiò a Cluny, Pietro il Venerabile scrisse che lì il grande e travagliato filosofo aveva trovato un “nido” proprio “come un passero o una tortora.”
Marcella ha preso pochi, “semplici” elementi e ha saputo fonderli armoniosamente, creando una storia con un inizio, uno svolgimento ed un finale giocato tra lo scherzoso ed il malinconico.
Immagino l’Autrice e suo marito Rodolfo Pecorella seduti in giardino a godersi il sole ed intenti a condire le loro osservazioni sul mondo con massicce dosi di disincantata ironia… in attesa, come auspica una tradizione che va da Pietro il pescatore al poeta Heine fino a Gramsci, di nuovi cieli e nuove terre.

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